martedì 23 giugno 2015

Galateo per bambini: 3 regole per una buona educazione

Secondo uno studio dell'Ipsa (Istituto italiano di studi transdisciplinari) condotto dallo psicoantropologo Massimo Cicogna, i bambini italiani sono i più maleducati d'Europa. Questo dato deve fare allarmare i genitori. Infatti la maleducazione non è altro che il sintomo di un disagio: rivela l'incapacità di gestire i conflitti e di esprimere le proprie emozioni. Questa incompetenza, crescendo, si può trasformare in difficoltà di avere relazioni, inadeguatezza nel fare scelte appropriate e in disagio psicologico. "Inoltre, le buone relazioni sono alla base non solo dello sviluppo emotivo  e sociale del bambino, ma anche di quello cognitivo" spiega la scrittrice giornalista Nessia Laniado nel suo libro "Galateo per bambini" (Red Edizioni). 

Ecco per voi le 10 regole per una buona educazione da me selezionate... BUONA LETTURA!!!

1. Come si saluta e come si ricevono gli ospiti

Il saluto è il biglietto da visita di una persona. "È presentandosi con un bel sorriso e stendendo la mano che i bambini generano simpatia e predispongono gli adulti nei loro confronti" dice l'autrice. È quindi importante, fin dai primissimi anni, presentare ai bambini chi avete di fronte, insegnando loro a fare ‘ciao’ con la manina e, poi, quando sapranno parlare, a guardare negli occhi e a salutare le persone per nome.
Abituate il bambino a salutare i docenti della scuola o dell'asilo quando esce e quando entra. Così come a salutare quando si entra in un negozio, in un bar o quando a casa viene un ospite.
A. Insegnate a guardare negli occhi quando saluta.
B.Quando è più grande insegnategli a dare la mano, che non deve essere né floscia né "tritasassi".
C. Quando viene gente a casa vostra, se è grandicello abituatelo a prendere cappotti e ombrelli. L’ospite va assistito sia quando si toglie il cappotto sia quando lo rimette. Il cappotto deve essere tenuto per il bavero e, se necessario, si deve aiutare la persona a trovare la manica in cui infilare il braccio.
D. Mai mostrare curiosità verso il diverso. Disabili o persone che vengono da altri Paesi possono attirare l'attenzione dei bambini: i piccoli li fissano, li indicano e manifestano il loro stupore. È opportuno spiegare in anticipo la situazione, facendo leva su sentimenti che il bambino conosce, ad esempio "Non è bello guardare le persone solo perché ti sembrano diverse. È come quando hai paura che i compagni ti prendano in giro quando cadi oppure entri in un posto dove nessuno ti conosce".

2. La conversazione educata
Saper parlare in modo educato è fondamentale per stringere rapporti interpersonali.
Dunque: 
A. Spiegategli che non si interrompe mai qualcuno che sta parlando.
B. Che non si deve parlare nell'orecchio, escludendo altri dalla conversazione. 
C. Le parolacce non vanno mai usate. E se sfuggono a noi genitori, scusiamoci e impegniamoci a non dirle più.
D. Non si urla quando si parla al cellulare, soprattutto se si è in un luogo pubblico.
E. Proponete di scrivere lettere al posto di mail. "Scrivere lettere è un modo di comunicare ormai in disuso, ma proprio per questo ricco di fascino. Le lettere rimangono, non si cancellano. Inoltre scrivere una lettera ci aiuta a esprimere sentimenti che troveremmo difficili da dichiarare a voce: scuse, emozioni, richieste di spiegazioni, condoglianze. Tutte cose che il telefono e, ancor più, l’email renderebbero indiscrete o banali". Creare insieme al bambino una carta da lettere personalizzata, può anche essere un gioco divertente. 

3. Comportarsi bene a tavola
Offrire e ricevere cibo è una delle più importanti prove di decoro e competenza sociale. Ecco perché le buone maniere a tavola sono molto importanti. E solo se si imparano da piccoli diventano un modo istintivo di comportarsi, un linguaggio corporeo che trasmette un messaggio impossibile da esprimere a parole.
 A. Insegnategli ad apparecchiare la tavola:  non è solo un compito per aiutarvi nella gestione della casa, ma è soprattutto un modo con cui impara diversi concetti di organizzazione spaziale come: ‘destra e sinistra’; di sequenza: ‘sopra-sotto’, ‘davanti e dietro’… DIVENTERA' UN GIOCO!
Come si apparecchia la tavola
- I piatti si dispongono in modo che l’eventuale decorazione sia nella giusta posizione rispetto al commensale.
- La forchetta va a sinistra, con i rebbi rivolti verso l’alto.
- Il coltello va a destra, con il taglio della lama rivolto verso il piatto; accanto va messo il cucchiaio, appoggiato sul tavolo con la parte concava in alto.
- Le posate per il dolce o la frutta vanno poste orizzontalmente sopra il piatto; la forchettina col manico rivolto a sinistra, il coltello e il cucchiaino col manico rivolto a destra.
- Il tovagliolo, piegato a triangolo o a rettangolo, va messo accanto alla forchetta.
- I bicchieri si mettono a destra; il primo è quello dell’acqua e poi, alla sua destra seguono in ordine: quello del vino rosso, del vino bianco e quello del vino da dessert. 

 Appena il bambino può fare a meno del bavaglio spiegategli come usare il tovagliolo.
Quando si inizia il pasto, il tovagliolo va posato sulle ginocchia. Prima e dopo aver bevuto ci si pulisce la bocca con il tovagliolo.
 B. Come si sta seduti a tavola.  La corretta posizione è con la schiena diritta e i gomiti stretti vicino ai fianchi e con le mani sopra la tavola, senza invadere lo spazio vitale del vicino. È vietato mettere i gomiti sul tavolo e circondare il piatto col braccio. Quando non si è impegnati nel maneggiare le posate, mentre si aspetta tra una portata e l’altra, sul tavolo è permesso appoggiare gli avambracci, mai i gomiti.
 "Correggete la postura del piccolo senza rimproverarlo né far commenti per non metterlo in imbarazzo. Alla fine del pasto lodatelo se è riuscito a osservare le regole," consiglia Nessia Laniado.
 C. Abituatelo ad aspettare che tutti siano seduti a tavola per cominciare a mangiare.
 D. Come si deve esprimere se una pietanza non gli piace. Proibitegli di usare espressioni come "Fa schifo!"; "Lo odio!"; "Puzza!" Inoltre, stabilite la regola che si assaggia tutto quello che viene portato in tavola e poi, se non è di proprio gradimento, ci si può servire di altre portate.




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